Alison Olcott Marshall, geologa presso l’Università del Kansas, sta studiando, insieme al collega e marito Craig Marshall, professore associato di geologia, nuovi metodi per verificare l’eventuale presenza di vita passata su Marte.
Molte prove riguardo alla sostenibilità della vita sul pianeta rosso sono state trovate negli ultimi anni grazie alle sonde e ai rover della NASA lanciati intorno o sopra la superficie del pianeta. Si è scoperto, fra le altre cose, che l’acqua ha un livello di salinità basso e un PH neutro, tutte caratteristiche favorevoli alla vita.

Secondo la scienziata, è possibile che la vita sia esistita in un lontano passato su Marte mentre è molto difficile che si possano oggi trovare organismi ancora in vita, in particolare sulla superficie, dato le condizioni molto dure della pianeta rosso.
“Se abbiamo intenzione di identificare la vita su Marte, accadrà probabilmente con i resti fossili delle sostanze chimiche sintetizzate dalla vita, e speriamo che la nostra ricerca aiuti a rafforzare le capacità di valutare le prove raccolte su Marte”, ha dichiarato la scienziata in un comunicato stampa.
Al fine di migliorare la tecnologia per individuare la vita sul pianeta rosso, gli scienziati stanno tentando di migliorare la metodologia attuata tramite la spettroscopia Raman, un tipo di spettroscopia utilizzata di solito nell’analisi chimica, affiancando a quest’ultima una gascromatografia-spettrometria di massa.

Secondo la scienziata, attualmente il metodo risulta insufficiente in quanto non può determinare l’origine e l’identificazione di materiali organici e inorganici tramite l’analisi del materiale carboniosa.
Oltre a cercare di integrare la spettroscopia Raman in modo da poter meglio identificare, qualora fosse trovata, una prova dell’esistenza di vita organica nel passato del pianeta, si stanno analizzando rocce terrestri che si pensa siano molto simili a quelle marziane. I risultati saranno pubblicati in un prossimo futuro.

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