Secondo uno studio pubblicato su Geology Magazine, un giorno si potrebbero scoprire le prime tracce di vita su Marte attraverso l’analisi del vetro formatosi a seguito dell’impatto di meteoriti sulla superficie del pianeta. Tale tesi è stata spiegata dal geologo della Brown University Pete Schultz che ha studiato frammenti di vetro formatisi a seguito di impatti meteoriti nell’Argentina meridionale.

Schultz al particolare ha analizzato i siti di impatto di diverse meteoriti che hanno colpito la Terra in un periodo compreso tra 6.000 e 9 milioni di anni fa. il geologo ha scoperto che diversi frammenti organici, tra cui alcuni di piante, si erano conservati all’interno di piccole pepite di vetro che si erano formate dopo che il meteorite aveva colpito la superficie terrestre. A seguito dell’impatto, infatti, tonnellate di terra e roccia venivano riscaldate a tal punto da formare residui vetrosi. Questi residui, rotolando a seguito dell’impatto sul terreno, si raffreddarono ma al tempo stesso venivano circondati da una coltre di polvere e terreno che, raffreddandosi sempre di più, andava poi a formare una crosta protettiva che ha fatto sì che queste pepite giungessero relativamente intatte fino a noi.

I residui vetrosi sono interessanti perché presentano al loro interno diversi strati terrosi di una vasta area dell’Argentina. In alcuni di essi, Schultz ha trovato residui vegetali perfettamente conservatisi, tra cui pezzi di foglie con tutte le loro strutture interne ed esterne. La loro analisi chimica ha confermato la presenza di idrocarburi organici, che rappresentano la firma della materia vivente.

Il geologo ha anche creato una simulazione al laboratorio replicando il tipo di conservazione a cui sono state sottoposte queste pepite di vetro riscaldando foglie di pampa, un’erba tipica dell’Argentina, ad altissima temperatura, oltre 1500 gradi Celsius. L’esperimento ha dimostrato che la materia vegetale andava a conservarsi perfettamente anche a causa del fatto che l’acqua contenuta nelle foglie isolava gli strati interni proteggendoli dall’esterno.

Il geologo si è chiesto se questo processo possa essere avvenuto regolarmente anche su Marte, pianeta notoriamente bersagliato da continui impatti meteoritici. Dato che i campioni argentini si sono conservati per milioni di anni, la possibilità che i composti di tipo organico presenti una volta su Marte si siano conservati in residui vetrosi formatisi a seguito di impatti meteoritici risulterebbe quindi abbastanza concreta. A fungere da rivestimento protettivo, sarebbe la polvere della superficie marziana, presente in grande quantità e molto simile a quella ritrovata nei campioni argentini e di sentimenti marziani sarebbero molto simili al löss argentino.

Una conferma dell’esistenza della vita su Marte ottenuta attraverso l’analisi di residui di composti formatisi a seguito di impatti di meteore risulterebbe ancor più emozionante in quanto si tratterebbe di investigare sulla vita di un pianeta alieno analizzandola com’era milioni di anni fa in una sorta di fermo immagine.

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