Uno studio pubblicato sull’American Journal of Obstetrics and Gynecology ha rilevato che particolari variazioni del peso della madre influiscono sulla possibile futura obesità del bambino.
La ricerca si è basata sull’analisi di 4.145 cartelle cliniche di donne incinte di varie razze e su quelle dei loro rispettivi bambini aventi un’età compresa tra i 2 e i 5 anni. In base all’analisi, i ricercatori hanno scoperto che

• Il 19,5% dei bambini di donne con un indice di massa corporea normale prima della gravidanza e che avevano avuto un sovrappeso minore dei livelli raccomandati risultavano essere obesi o in sovrappeso.
• Il 20,4% dei bambini di donne con un indice di massa corporea normale prima della gravidanza e che avevano avuto un sovrappeso maggiore dei livelli raccomandati risultavano essere obesi o in sovrappeso.
• Il 14,5% dei bambini di donne con un indice di massa corporea normale prima della gravidanza e che avevano avuto un sovrappeso rientrante nei livelli raccomandati risultavano essere obesi o in sovrappeso.
• Le donne con un indice di massa corporea normale prima della gravidanza e che avevano guadagnato peso in maniera minore rispetto ai livelli raccomandati, avevano il 63% di possibilità in più di avere bambini obesi o in sovrappeso.
• Le donne con un indice di massa corporea normale prima della gravidanza e che avevano guadagnato peso in maniera maggiore rispetto ai livelli raccomandati, Avevano l’80% di possibilità in più di avere bambini obesi o in sovrappeso.

Per i ricercatori, un bambino risultava obeso o in sovrappeso quando il suo indice di massa corporea era superiore a quello dell’85% dei bambini nella loro fascia d’età, stima che si riferisce agli standard di crescita infantile del Centers for Disease Control and Prevention statunitense.

Per quanto riguarda i livelli raccomandati, la ricerca ha utilizzato le raccomandazioni dell’Istituto di Medicina statunitense, secondo cui:

• Per donne obese, con un indice di massa corporea di 30 o più, viene raccomandato un aumento di peso corporeo da 11 a 20 libbre (da circa 5 a circa 9 chili).
• Per donne in sovrappeso, con un indice di massa corporea tra 25 e 29, viene raccomandato un aumento di peso corporeo da 15 a 25 libbre (da circa 6,8 a circa 11,3 chili).
• Per donne con un peso normale, con un indice di massa corporea tra 18,5 e 25, viene raccomandato un aumento di peso corporeo da 25 a 35 libbre (da circa 11,3 a circa 15,8 chili).
• Per donne sottopeso, con un indice di massa corporea inferiore a 18,5, viene raccomandato un aumento di peso corporeo da 28 a 40 libbre (da circa 12,7 a circa 18,1 chili).

Lo studio dimostra che non rientrare nei livelli consigliati di aumento del peso nel corso della gravidanza, sia lo sforamento al di sopra o al di sotto del limite, può influire in maniera determinante sull’eventuale sovrappeso del bambino nei suoi primi anni di età. Come ha dichiarato Sneha Sridhar, ricercatore presso il centro Kaiser Permanente Division of Research di Oakland, in California, queste le reazioni influiscono sul metabolismo e sulle variazioni negative del bilancio energetico corporeo del bambino. Gli effetti di tali variazioni potrebbero avere effetti anche a lungo termine nel corso della vita del figlio.
Questa ricerca dimostra, inoltre, che, anche se l’obesità si basa in parte sui geni trasmessi dai genitori ai figli, non sono solo le madri in sovrappeso ad avere le maggiori possibilità di partorire bambini a rischio obesità ma sono anche le madri con un indice di massa corporea che rientra nella media o addirittura le madri magre a correre tale rischio, nel caso in cui non curino il loro indice di massa corporea nel corso della gravidanza, il tutto in maniera indipendente dai fattori genetici.
Non è la prima volta che si studia il cambiamento del peso della madre durante la gravidanza. Precedenti studi avevano dimostrato che variazioni troppo sensibili, oltre ad influire negativamente sul parto o sulla salute del bambino (come nascita prematura o rischio dell’obesità), sono determinanti anche per quanto riguarda la possibilità di incorrere in sintomi diabetici della madre (il cosiddetto “diabete gestazionale“).

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