Il principio olografico descrive l’Universo come immagine di un processo bidimensionale su un enorme orizzonte cosmico. Quello che noi percepiamo come tridimensionale, ossia l’Universo che ci circonda, potrebbe essere rappresentato quindi solo in due dimensioni trattate con un processo simile a quello che conosciamo come olografia. Similmente a quanto succede con le carte di credito, le quali hanno spesso una sorta di luogo che, pur essendo bidimensionale, a noi appare tridimensionale.
Fino ad ora questo principio è stato studiato solo in ambienti esotici con curvatura negativa ma ulteriori nuovi studi portati avanti dalla Technische Universität di Vienna suggerirebbero che tale teoria potrebbe valere anche in uno spazio-tempo piatto.

Mentre la gravità e descritta tramite teorie che calcolano le tre dimensioni spaziali, a livello quantistico il comportamento degli atomi e delle particelle viene descritto con teorie che si avvalgono solo di due dimensioni. Ma quando i risultati di una teoria vengono mappati su quelli dell’altra, vi sarebbero corrispondenze sorprendenti.
Per diversi anni, Daniel Grumillersì, studioso dell’Università viennese, ha lavorato su teorie gravitazionali che non richiedono esotici spazi anti-de-sitter ma si basano su uno spazio piatto.
Lui e i suoi colleghi hanno dunque pubblicato uno nuovo articolo sulla rivista scientifica Physical Review Letters confermando la validità del principio di corrispondenza in un Universo piatto.

“Il fatto che si possa parlare di informazione quantistica e di entropia di entanglement in una teoria della gravità è sorprendente in sé, e difficilmente sarebbe stato immaginabile solo qualche anno fa. Il fatto che ora siamo in grado di utilizzare questo come uno strumento per testare la validità del principio olografico, e che questo test funziona, è davvero notevole “, riferisce Daniel Grumiller.

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