Un team di scienziati crede di aver trovato una traccia isotopica dell’antica Terra prima che questa si scontrasse con Theia, il pianeta di grosse dimensioni il cui impatto con la Terra avrebbe dato origine alla Luna 4,5 miliardi di anni fa. La ricerca è stata presentata alla conferenza Goldschmidt tenutasi a Sacramento, California.

Secondo le teorie dietro l’origine della luna, quest’ultima si sarebbe formata dall’impatto della Terra con un pianeta della grandezza di Marte circa 4,5 miliardi di anni fa. A questo pianeta è stato dato il nome di Theia. Secondo alcuni modelli, gli strati esterni ed interni della Terra si sarebbero completamente disciolti a seguito dell’impatto e la crosta e il mantello si sarebbero vaporizzati; l’unica cosa a restare in piedi sarebbe stato il nucleo fuso del pianeta, attorno al quale, grazie alla forza di gravità, si sarebbe ricostituito il nostro pianeta così come oggi lo conosciamo. Il materiale espulso, sia quello della Terra che quello di Theia, dopo una fase di raffreddamento, sarebbe poi andato a formare il nostro satellite naturale.
La nuova ricerca però indicherebbe che solo una parte della Terra si sarebbe fusa a seguito del calore derivante dall’impatto e sparpagliata verso l’esterno, mentre una buona parte, facente parte dell’emisfero che non aveva subito l’impatto di faccia, sarebbe rimasta relativamente intatta. I ricercatori ritengono di aver trovato un rapporto isotopico proveniente dal profondo della Terra che indicherebbe l’esistenza di strati oltre il nucleo che non avrebbero subito i danni più rilevanti dallo scontro con Theia.

I ricercatori hanno analizzato i rapporti isotopici di gas nobili provenienti dalle parti profonde del mantello terrestre e li hanno confrontati con quelli provenienti da zone più vicine alla superficie. Nello specifico hanno scoperto che il rapporto tra 3He e 22Ne del mantello superficiale risultava di molto superiore rispetto allo stesso rapporto relativo al mantello profondo. Altra conferma sarebbe arrivata dall’analisi dei rapporti tra 129Xe e 130Xe.
Secondo il professor Sujoy Mukhopadhyay, uno degli autori della ricerca, tali risultati implicherebbero che il gigantesco impatto con Theia non avrebbe potuto provocare una vaporizzazione totale del mantello terrestre e che una parte di quest’ultimo sarebbe rimasto relativamente intatto. Ciò significherebbe, tra l’altro, che, nell’epoca seguente l’impatto, la Terra non assomigliava tutta ad un unico profondo oceano di magma e che probabilmente qualche fetta di mantello superiore potrebbe essere rimaste in piedi, così come qualche parte di crosta.
I risultati rappresenterebbero dunque una traccia isotopica dell’antica Terra primordiale, ancora vergine dello spaventoso impatto che si ritiene debba essere avvenuto per formare la Luna.

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