Il nuovo telescopio New Mexico Exoplanet Spectroscopic Survey Instrument (NESSI), parzialmente finanziato dalla NASA, è da poco entrato in funzione ed ha cominciato ad osservare le sue prime stelle alla caccia di eventuali esopianeti orbitanti intorno ad esse. Il 3 aprile 2014 il telescopio, che si trova in un osservatorio del Nuovo Messico, è stato puntato sulle stelle Polluce, nella costellazione dei Gemelli, e Arturo, nella costellazione del Boote.

Secondo l’astronomo Michele Creech-Eakman, a capo del progetto e ricercatore presso il New Mexico Institute of Mining and Technology di Socorro, NESSI ci aiuterà a capire la composizione chimica e atmosferica dei pianeti extrasolari. Il progetto prevede che il telescopio si concentri inizialmente su 100 pianeti extrasolari di varie dimensioni, dalle superterre ai pianeti gassosi, i cosiddetti pianeti gioviani caldi, e andrà alla ricerca di tutti quei segni che potrebbero essere indice di abitabilità e di eventuale esistenza di vita.
Per rilevare dettagli delle atmosfere di questi pianeti, NESSI utilizzerà una tecnologia denominata spettroscopia di transito che, come tutti gli altri telescopi alla ricerca di esopianeti, analizzerà la luce delle stelle e la sua eventuale diminuzione quando eventuali pianeti orbitanti intorno ad essa dovessero trovarsi a passare sulla linea visiva esistente tra noi la stessa stella. Nel caso di NESSI, però, il telescopio sarà capace anche di sondare ed analizzare la luce proveniente dalla stella nel momento del transito e dovrebbe essere capace di rilevare le sostanze chimiche che compongono l’atmosfera del pianeta orbitante.

La tecnica non sarebbe comunque nuova in quanto sarebbe stata utilizzata dai telescopi spaziali Spitzer e Hubble, avvantaggiati dal fatto di non essere disturbati dalla presenza dell’atmosfera terrestre. Tuttavia l’osservazione dalla Terra avrebbe anch’essa i suoi vantaggi: oltre ai costi molto più bassi delle osservazioni, che possono essere quindi fatte in gran numero e ripetute più volte senza particolari problemi di sorta, le osservazioni da Terra permetterebbero agli astronomi di aggiornare le loro strumentazioni ottiche molto più facilmente. In un campo, come quello dell’osservazione astronomica di esopianeti, che si sta evolvendo molto velocemente con progressi a livello tecnico sempre più grandi, aggiornamenti veloci e poco costosi delle strumentazioni ottiche potrebbero risultare determinanti.
Tuttavia, l’unico modo per aggirare il problema del disturbo apportato dalla nostra atmosfera sarebbe quello di utilizzare un campo visivo molto più ampio del normale. Inoltre il telescopio è capace di sondare una vasta gamma di lunghezze d’onda vicino all’infrarosso, caratteristica grazie alla quale dovrebbe essere capace di analizzare molte più firme molecolari dei corpi presi in esame.

Secondo Creech-Eakman, forse un giorno sarà veramente possibile analizzare direttamente dalla Terra le atmosfere di pianeti extrasolari. Le potenzialità di osservazioni del genere sarebbero enormi.

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