La scoperta delle onde gravitazionali del Big Bang, ossia degli effetti delle radiazioni risultanti dalla rapida espansione improvvisa durante i primissimi istanti dell’istante zero del nostro universo, ha guadagnato l’attenzione dei media negli ultimi due giorni.
La particolarità, e l’importanza, di tale scoperta (avvenuta comunque dopo anni di ricerche e di raccolta di dati) risiedono infatti nel fatto che essa rappresenta una delle principali conferme della teoria dell’inflazione cosmica. Questa teoria prevede che l’universo, nelle primissime frazioni del primo secondo di vita dell’universo (10-34 secondi, ossia 0,0000000000000000000000000000000001 secondi, dopo il Big Bang), si sia espanso ad un ritmo esponenziale la cui velocità risulterebbe di gran lunga superiore alla stessa velocità della luce.
A prima vista, ciò sarebbe contrario a una delle leggi fondamentali su cui si basa l’intera fisica odierna, gran parte della quale poggia sui calcoli di Einstein: nulla può essere più veloce della luce. In realtà tale postulato, seppur fino ad ora sempre confermato dalle sperimentazioni e dalle osservazioni, si rivolge solo alla materia e alle informazioni che si muovono attraverso lo spazio-tempo e non all’espansione dello spazio-tempo stesso.
L’esistenza di queste onde gravitazionali primordiali, rappresentate come minuscole increspature nel tessuto dell’universo che trasportano l’energia attraverso lo spazio, era già stata proposta dallo stesso Einstein nel 1916 come parte della sua teoria della relatività. L’osservazione odierna rappresenta una delle tante conferme dei sui calcoli.
Per molto tempo gli scienziati sono stati dell’idea che tale eco del Big Bang sia stata impressa nella radiazione cosmica di fondo già nei primissimi momenti iniziali del Big Bang ma non ne era mai stata fatta un’osservazione diretta. Questa è stata possibile solo attraverso la raccolta di dati di un telescopio specializzato nel contesto di un esperimento denominato Bicep (Background Imaging of Cosmic Extragalactic Polarization) che ha scrutato per anni il cielo alle frequenze delle microonde dalla sua postazione al Polo sud.
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Approfondimenti esterni
- L’impronta delle onde gravitazionali sull’eco del big bang – Le Scienze
- In diretta dal Big Bang: ascoltati i primi “vagiti” dell’Universo – Repubblica.it
- Big Bang: trovate le prime prove dell’inflazione cosmica – Corriere.it
- Onda gravitazionale – Wikipedia
- Bignami: “E ora per noi scienziati si aprono nuove frontiere” – Repubblica.it
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