Alcuni paleoclimatologhi della Oregon State University di Corvallis stanno analizzando il ghiaccio dell’Antartico con lo scopo di scoprire strati ghiacciati vecchi almeno 1,2 milioni di anni. In questo periodo infatti, la Terra passava da un ciclo di 41.000 anni all’odierno ciclo della durata stimata di circa 100.000 anni, in quell’alternarsi di fasi fredde e calde che hanno da sempre caratterizzato la storia terrestre. Analizzare ghiaccio così vecchio aiuterebbe a capire molte cose del clima terrestre e del passaggio del nostro pianeta attraverso queste fasi periodiche di ere glaciali e ere più calde.

Il nuovo studio, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences e condotto dall’Oregon State University in collaborazione con alcuni ricercatori dell’Argonne National Laboratory di Chicago, analizza nuovi metodi per la ricerca degli strati ghiacciati più vecchi.
I metodi utilizzati dagli esperti per ottenere il ghiaccio più antico sono vari. Il metodo principale coinvolge la classica estrazione della carota di ghiaccio lunga migliaia di metri, un processo comunque costoso, lento e che finora non ha portato ai risultati sperati in quanto è stato possibile estrarre solo ghiaccio di massimo 800.000 anni fa.

Altre soluzioni prevedono l’analisi del cosiddetto ghiaccio blu che si forma quando la neve di un ghiacciaio, compressa dal peso di altra neve e di altro ghiaccio nei suoi strati superiori, si discosta dal suo percorso originario provocando l’espulsione di bolle d’aria. Tuttavia, questo secondo metodo non è congeniale in quanto, nonostante si creda che molti strati di ghiaccio blu siano vecchi anche di 2,5 milioni di anni, vi è una certa difficoltà nel capirne l’esatta datazione.
Il terzo metodo preso in considerazione sembrerebbe quello più efficace. Gli scienziati hanno pensato di analizzare gli isotopi del krypton tramite quali sarebbero in grado di dattare con precisione gli strati di ghiaccio più antichi dell’Antartico. Il krypton, presente nell’atmosfera antartica, quando viene colpito dai raggi cosmici forma i relativi isotopi prima di restare intrappolato sepolto sotto spessi strati di ghiaccio, mantenendosi relativamente incontaminato all’interno di bolle. Gli isotopi del krypton vengono poi analizzati da speciali strumenti capaci di registrare anche piccolissime quantità di materiale radioattivo.

Attualmente la tecnica si rivela essere efficace solo per grandi porzioni di ghiaccio, le sole capaci di fornire il krypton necessario allo scopo. Inoltre gli scienziati sono costretti a sciogliere il ghiaccio per far fuoriuscire le bolle direttamente nei pressi del ghiacciaio in quanto sarebbe molto difficile trasportare questi enormi blocchi di ghiaccio fino al laboratorio. Una volta sciolto il ghiaccio ed estratta l’aria, questa viene mandata nei laboratori statunitensi per essere analizzata. L’obiettivo in futuro è quello di avere bisogno di minori quantità di ghiaccio per analizzare gli stessi quantitativi di krypton.

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