Gli scienziati hanno già da tempo scoperto vari esopianeti (pianeti al di fuori del sistema solare che ruotano intorno ad altre stelle) e lo hanno fatto quasi esclusivamente grazie al telescopio spaziale Keplero della NASA. Oggi, però, nuove possibilità vengono offerte agli astronomi a caccia di pianeti extrasolari. Una delle caratteristiche di cui probabilmente non si potrà fare a meno in futuro è l’automazione delle osservazioni, visto l’altissimo numero di possibilità che un cacciatore di esopianeti si trova ad affrontare una volta che ha puntato un telescopio verso lo spazio.

L’Automated Planet Finder (APF) è un telescopio completamente automatizzato situato nel Lick Observatory in California. Il telescopio è stato progettato per cercare pianeti extrasolari esaminando decine di stelle ogni giorno ed estrapolando e verificando i dati tramite software. In maniera del tutto autonoma, APF sceglie le stelle da osservare e lo strumento ottico di alta precisione di cui è dotato misura il movimento riflesso gravitazionale delle stelle causato dall’orbita dei pianeti.
I primi risultati sono arrivati. Una delle stelle osservate, HD 141399, ha rivelato la presenza di quattro pianeti giganti gassosi. Intorno alla nana rossa GJ 687 risulta invece orbitare un pianeta delle dimensioni di Nettuno.

Uno degli obiettivi principali di questo nuovo sistema automatico è però quello di scoprire pianeti simili alla terra che potrebbero ospitare la vita per come la conosciamo. L’astronomo Geoff Marcy, dell’Università della California, ha rivelato che questi primi, timidi risultati sono incoraggianti. Lo stesso telescopio Keplero ha dimostrato che la presenza di pianeti intorno alle stelle non è per nulla una cosa rara. Mettendo insieme i dati dei due telescopi, si potrà probabilmente determinare la massa dei pianeti, cosa che non si può fare con Keplero che riesce a rivelare solo le dimensioni.

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