La nebulosa Pipa (a sinistra) e la nube di Rho Ophiuchi (a destra) nella costellazione dell’Ofiuco, prese in esame dai tre astronomi e poi ricostruite in 3D.
© S. Guisard, ESO (background) / J. Kainulainen, MPIA (density maps)

Tre astronomi, Jouni Kainulainen e Thomas Henning del Max-Planck-Institut in Germania e Christoph Federrath della Monash University in Australia, hanno rivelato di aver trovato un metodo abbastanza preciso per predire il tasso di formazione stellare nei cosiddetti vivai cosmici, ossia quelle aree dell’Universo, in questo caso della nostra Via Lattea, in cui vi sono continue nascite di stelle o stelle giovanissime in via di formazione.

Gli astronomi sono arrivati a questo risultato ricreando un modelli in 3D delle nubi stellari prese in osservazione e misurando la densità delle molecole di idrogeno per centimetro cubo. Gli astronomi hanno dichiarato che solo quelle regioni che superano la densità critica di 5.000 molecole di idrogeno per centimetro cubo possono collassare e iniziare a formare una stella. Nonostante i molti studi e le numerose osservazioni delle aree con stelle in via di formazione, non era mai stato possibile in passato determinare in maniera precisa il livello di densità critica della materia affinché potesse condensarsi al tal punto da formare una massa stellare.

Secondo Federrath, con questa ricerca si può sperare di determinare anche il tipo di massa della futura stella o la quantità delle future stelle analizzando solo la massa della nube in cui è presente il processo di formazione stellare. La ricerca sarà ulteriormente affinata con i dati prelevati dalle osservazioni del telescopio Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (ALMA), che può vantare strumentazioni in grado di rilevare nubi e polveri galattiche con una sensibilità senza precedenti.

In questo modo si potrà affiancare alle attuali mappe stellari anche mappe precise contenenti zone con materiale galattico in via di formazione stellare, anche per nubi distanti migliaia di anni luce per le quali i tassi di formazione stellare risultano sempre incerti in quanto non è sempre possibile, a tali distanze, analizzare le stelle molto giovani che si trovano al loro interno e verificare in che numero esse sono presenti.

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