Pesci da acquario rilasciati in fiumi australiani diventati giganteschi
Categoria: Pesci, Scienze e tecnologia
Alcuni scienziati australiani hanno fatto la scoperta di pesci rossi e di carpe koi, entrambi pesciolini d’acquario molto diffusi tra gli appassionati, cresciuti a dismisura dopo essere stati rilasciati in vari fiumi dell’Australia Occidentale.
Secondo David Morgan, direttore del Centre for Fish and Fisheries Research alla Murdoch University, tutti coloro che posseggono pesciolini d’acquario e li rilasciano nell’ambiente, ad esempio perché non vogliono più aver cura di loro, inconsapevolmente mettono a rischio tutto un ecosistema apportando danni non da poco ad un ambiente come un torrente un fiume.
Secondo lo studioso, i pesci d’acquario, una volta inseriti in un ecosistema, mettono in subbuglio l’equilibrio in quanto, oltre ad essere più grandi rispetto alle specie autoctone tanto da non rappresentare più delle prede (si stima che possano crescere fino a 10 volte rispetto alla dimensione originaria una volta rilasciati), apportano anche parassiti esotici e malattie non comuni alla fauna acquatica.
Ad esempio, i pesci rossi rilasciati in uno dei fiumi preso in esame dallo scienziato avrebbero portato con loro una sorta di verme parassita che avrebbe avuto un impatto spaventoso sugli altri pesci. Secondo lo studio del dottor Morgan, sono almeno 13 le specie di pesce non autoctone inserite negli ecosistemi del sud ovest dell’Australia.
I pesci da acquario, come i classici pesciolini rossi, non essendo specie selvatiche, andrebbero tenuti e cresciuti solamente in acquario o comunque in cattività senza che possano popolare in maniera incontrollata ecosistemi acquatici.
I pesciolini d’acquario, oltre a non essere rilasciati in natura, non andrebbero utilizzati neanche come esche per catturare altri pesci, né vivi né morti, in quanto probabili portatori di parassiti non comuni negli ecosistemi acquatici.
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