Secondo uno studio condotto dallo psicologo della Keele University Richard Stephens, fare imprecazioni e dire parolacce costituirebbe un metodo ottimo per controllare le emozioni e per la gestione del dolore a livello emotivo.

Secondo lo psicologo, utilizzare parolacce o in generale termini che di solito non useremmo mai in pubblico, può aiutarci a sentirci più forti e gestire meglio le nostre intense fasi emotive che costituiscono la base della nostra complessa psiche.
Inoltre, più l’effetto tabù della parola è grave, più è forte l’effetto positivo che si otterrebbe sulla nostra psiche.

Lo studio è stato pubblicato nel 2009 sulla rivista NeuroReport. L’esperimento si è avvalso della collaborazione di 64 volontari che hanno dovuto immergere una mano in una vasca ripiena di ghiaccio e tenerla dentro quanto più a lungo possibile. Nello stesso tempo dovevano ripetere una parolaccia o una bestemmia secondo una tabella predefinita il cui ordine era stato creato a loro scelta. L’esperimento è stato infatti ripetuto più volte individualmente ed ogni volta il volontario doveva utilizzare una parola più comune e dall’effetto tabù meno grave.
La scoperta finale è stata davvero interessante: gli scienziati hanno compreso che i volontari riuscivano a tenere la mano nell’acqua ghiacciata per più tempo quando utilizzavano bestemmie o parole scurrili più gravi. Ciò dimostrerebbe l’aumento della tolleranza al dolore causato dall’utilizzo sfrontato di un linguaggio che che va contro il senso comune del pudore.

Secondo gli scienziati, benché non sia del tutto chiaro l’effetto causale, utilizzo di parolacce o bestemmie innescherebbe un aumento della frequenza cardiaca e dell’aggressività e, a loro volta, queste condizioni porterebbero ad una tolleranza del dolore molto più alta della media.

Il turpiloquio è una delle reazioni emozionali più universali tra gli esseri umani ed è presente nella quasi totalità delle culture nel corso della storia. Questi esperimenti dimostrerebbero l’utilità di atteggiamenti del genere che risulterebbero essere innati e distintivi i presenti in civiltà molto lontane tra loro a livello geografico, culturale o temporale.

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