
Il drone verrebbe supportato da un pallone sonda che costituirebbe la stazione base da cui il quadricottero partirebbe e utilizzerebbe come punto di approdo principale.
Titano, una delle lune di Saturno, rappresenta, al momento, una delle mete più desiderate dagli scienziati della NASA. Si ritiene, infatti, che possa contenere oceani di acqua liquida sotto la sua superficie. Una così grande massa di acqua liquida potrebbe essere il segno di eventuale presenza di vita extraterrestre. Titano resta, dunque, uno degli obiettivi primari della scienza planetaria.
Ad oggi sono diverse le idee partorite da ricercatori e scienziati vari riguardo ad un eventuale approdo sulla luna di Saturno. La grande diversità di caratteristiche della superficie del satellite naturale, composta per lo più da ghiaccio e roccia, rende un eventuale atterraggio davvero difficile. Alcuni concept prevedono atterraggi con lander oppure visite senza alcun approdo fisico tramite palloni e sonde volanti che potrebbero sorvolare la superficie di Titano rilevando dati e scattando foto.
Tuttavia, essendo quello del satellite naturale di Saturno un ambiente ad alto rischio (la composizione chimica dell’atmosfera è stata definita uno zoo di molecole complesse), il progetto di un approdo fisico sulla superficie è stato presto abbandonato, così come non si ritengono adeguati progetti riguardanti sonde aeree che, senza poter rilevare campioni, potrebbero analizzare molto poco della composizione chimica e strutturale della superficie e di quello che c’è sotto.
Un nuovo gruppo di ricercatori ed ingegneri del Jet Propulsion Laboratory, capitanato da Larry Matthies, ha proposto una nuova missione che dovrebbe avere come protagonista principale un quadricottero, ossia una sorta di drone volante dotato di quattro eliche. Tali droni stanno avendo un notevole successo negli ultimi anni in vari campi di utilizzo, anche in quelli di tipo ludico; nessuno mai aveva però pensato in precedenza di poterli utilizzare per approdi su altri pianeti.
Il drone verrebbe supportato da una sonda a pallone che agirebbe come stazione base. Una volta staccatosi dalla sonda, il quadricottero sorvolerebbe la superficie del satellite naturale scattando foto e rilevando diverse tipologie di dati. Il drone potrebbe anche effettuare atterraggi su parti di superfici solide per raccogliere campioni e riportarli alla sonda madre.
L’agilità e le piccole dimensioni del drone rappresenterebbero i punti di forza della missione. Esso dovrebbe poter vantare sensori altamente miniaturizzati.
Uno dei vantaggi fondamentali sarebbe costituito dal fatto che il drone potrebbe analizzare diverse parti del satellite anche ad una relativamente grande distanza tra loro non essendo costretto a dover camminare letteralmente sulla superficie come dovrebbe fare, per forza di cose, un lander, la cui mobilità sarebbe alquanto limitata.
Un drone potrebbe essere quindi la via di mezzo vincente tra una sonda aerea e un lander terrestre, acquisendo le caratteristiche e i vantaggi di entrambi. I recenti progressi nella miniaturizzazione e, in generale, nelle caratteristiche dei droni, darebbero maggiore supporto al concept presentato da Matthies.
Approfondimenti
- Titan Aerial Daughtercraft | NASA (in inglese)
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