Una società privata, un’organizzazione no profit con sede nel Colorado, il BoldlyGo Institute, sta lavorando ad una missione diretta su Marte. La missione non prevede un approdo fisico sulla superficie del pianeta rosso ma vedrà una sonda che si limiterà a raccogliere campioni di polveri dall’atmosfera marziana per poi riportarli sulla Terra.
Un aggiornamento sullo stato del progetto è stato presentato il 3 giugno 2014 nel contesto dell’American Astronomical Meeting tenutosi a Boston.

La missione, denominata Sample Collection to Investigate Mars (SCIM), eviterà quindi tutte quelle difficoltà legate ad un atterraggio che da sempre risulta la fase più critica della spedizione di una sonda su un altro corpo astronomico roccioso. Si prevede che il lancio possa essere effettuato entro il 2018 con un eventuale ritorno nel 2020.
Nonostante la missione sembri molto audace, Laurie Leshing, membro del consiglio di emissione della società, ritiene che sia realmente fattibile grazie ad una particolare struttura, che la sonda porterà con sé, composta da diverse celle ripiene di aerogel. La struttura funzionerà praticamente come un guantone da baseball in grado di raccogliere i grani di polvere in grossa quantità.

Una volta raccolta la massa di particelle di polvere, essa sarà sterilizzata e conservata una speciale capsula. Secondo i vertici della società, le condizioni atmosferiche particolari di Marte, un pianeta in cui tempeste di polvere che si elevano anche ad una certa altitudine sono cose di tutti i giorni, favorirebbero questa tipologia di missione che si limiterà a raccogliere campioni dalla sola atmosfera senza nemmeno toccare il suolo.
I campioni potranno essere analizzati sulla Terra ad un livello tale che, almeno per il momento, nessun robot potrà mai raggiungere. Si pensi alla sonda Curiosity che sta analizzando diversi campioni del suolo marziano ma che dispone di una limitata varietà di azioni possibili.

Una volta sulla Terra, i campioni potranno essere analizzati, tagliati, trattati in ogni modo ed osservati con i più potenti microscopi e ciò rappresenterebbe un vantaggio davvero notevole. La sonda, non avendo bisogno di atterrare sul pianeta rosso, non avrà neanche la necessità impellente di rallentare e non sarà quindi dotata di quelle complesse ed ingombranti strutture, come i contro-razzi, od altre tecnologie atte a predisporre una massiccia decelerazione una volta raggiunta l’orbita del pianeta. L’unica cosa di cui avrà bisogno sarà una leggera manovra di correzione orbitale che avverrà grazie ad un non piccolo propulsore.
Il concetto di fondo ricorda quello della missione della sonda Stardust che raccolse alcuni frammenti polverosi dall’atmosfera della cometa Wild 2, poi inviati sulla Terra nel 2006 grazie ad una speciale capsula.
Dopo un decennio di continui perfezionamenti e di revisioni, effettuate anche dalla NASA, la missione SCIM sembra dunque essere a buon punto e i suoi progettisti sembrano davvero fare sul serio.

Approfondimenti