L’ipotesi dello zoo, una delle più strane soluzioni del paradosso di Fermi
Categoria: Scienze e tecnologia
Il paradosso di Fermi sottolinea quanto sia difficile credere oggi all’esistenza di civiltà aliene intelligenti e lo fa con una semplice domanda a cui, ovviamente, nessuno può dare ancora una risposta: se civiltà aliene intelligenti esistono, dove sono?
Varie sono le proposte di soluzioni al paradosso fermiano ma tra le più interessanti, forse anche speculative, vi è l’ipotesi dello zoo. Secondo tale concetto le civiltà aliene progredite a livello tecnologico esisterebbero ma rifiuterebbero il contatto con gli esseri umani per ragioni che possono addursi a rischi per la loro stessi, rischi per l’umanità o mancanza di evidenti vantaggi sia per noi che per loro. In sostanza, esisterebbero diverse civiltà aliene riluttanti ad avviare un contatto con civiltà di un determinato livello tecnologico, troppo basso per i loro standard.
Gli alieni eviterebbero il contatto diretto lasciando che l’evoluzione e lo sviluppo socioculturale delle civiltà meno progredite vada avanti per proprio conto senza interferenze di alcun tipo e men che meno contatti. In pratica la Terra sarebbe come uno zoo che entità intelligenti visitano e guardano dal di fuori senza che gli animali all’interno delle gabbie (l’umanità) si rendano conto o prendano coscienza della loro situazione.
Tutt’al più le civiltà aliene potrebbero osservarci da lontano studiandoci per puri scopi scientifici ma lasciandoci credere di essere soli nell’Universo. La riluttanza verso un approccio diretto potrebbe essere naturalmente causa di mancati contatti anche con altre civiltà meno evolute tenute “a bada” in quelli che possono essere considerati come veri e propri zoo galattici.
Ulteriori versioni dell’ipotesi dello zoo vedono gli alieni essere parte attiva nell’evoluzione umana e addirittura della vita sulla Terra. Quest’ultima sarebbe stata innescata per scopi scientifici o didattici da civiltà esistenti da milioni di anni e molto più evolute rispetto all’attuale nostro livello tecnologico.
La teoria dello zoo fu proposta da John Ball nel 1973 in un articolo intitolato The Zoo Hypothesis pubblicato sulla rivista scientifica Icarus. Nell’articolo lo scienziato immagina che la vita intelligente extraterrestre sia essenzialmente onnipresente nell’Universo. Secondo Ball gli alieni evitano volutamente qualsiasi interazione con gli esseri umani che vengono visti come esseri selvaggi o addirittura animali da tenere in gabbia in una sorta di quarantena forzata ma inconsapevole.
L’idea di esseri umani che crescono e si evolvono in quella che può essere definita come una riserva naturale messa in piedi da entità extraterrestri super intelligenti è in qualche modo legata anche alla nota “prima direttiva” della serie televisiva Star Trek, una sorta di legge o regolamento a cui tutte le civiltà intelligenti maggiormente evolute sottostanno: tutte le civiltà debbono rimanere incontattate e devono evolversi da sole almeno fino a quando non raggiungono una capacità tecnica tale da poter assimilare senza traumi la forza dirompente di un contratto con una civiltà aliena molto più avanzata a livello tecnologico. Nell’universo immaginario di Star Trek il limite tecnologico, raggiunto il quale una civiltà può essere contattata, è rappresentato dallo sviluppo della tecnologia riguardante i viaggi interstellari.
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