Un team di astronomi ha individuato vapore acqueo nell’atmosfera di un pianeta extrasolare orbitante intorno al sistema binario Tau Boötis, nella costellazione del Boote. La scoperta dimostra ancora una volta che l’acqua potrebbe essere una sostanza molto più diffusa di quanto si credesse in precedenza e che la sua abbondanza potrebbe non essere una caratteristica speciale della Terra.
La ricerca è stata guidata da alcuni ricercatori della Penn State University ed i risultati sono stati pubblicati sulla versione on-line di The Astrophysical Journal Letters.

Il pianeta è stato denominato Tau Boötis b ed è un gioviano caldo (pianeta gassoso simile per massa e dimensione a Giove). L’acqua sarebbe stata individuata attraverso l’analisi spettroscopica della radiazione infrarossa dell’atmosfera.
La scoperta di acqua su un pianeta extrasolare non è cosa nuova. In precedenza era stato scoperto vapore acqueo su alcuni (pochi) pianeti extrasolari grazie al metodo dei transiti planetari, processo durante il quale il pianeta si sovrappone tra noi e la sua stella diminuendo la luminosità di quest’ultima e facendosi quindi rilevare. Tuttavia, la ricerca di vapore acqueo nelle atmosfere di questo pianeti era risultata sempre cosa molto difficile in quanto la sovrapposizione di un pianeta fra noi e la sua stella è una eventualità che accade molto di rado. Con la tecnica utilizzata per individuare l’atmosfera di Tau Boötis b, però, ci sono buone speranze che in futuro tale metodologia si possa applicare anche a future individuazioni di altri esopianeti con il metodo del transito.

Chad Bender, uno dei coautori della ricerca insieme ad altri studenti e professori della Penn State University, ha dichiarato che in futuro si cercherà di utilizzare questa nuova tecnica a raggi infrarossi anche per pianeti non transitanti tra noi e le loro stelle. Tale tecnica potrà essere applicata però solo pianeti orbitanti intorno a stelle relativamente molto vicine a noi.
Tali tipologie di ricerche potranno inoltre usufruire dalle osservazioni di potenti telescopi come il James Webb Space Telescope e il Thirty Meter. In questo modo si potranno analizzare anche atmosfere di pianeti che orbitano relativamente lontano dalle loro stelle e che quindi, proprio per questo, e risultando leggermente più freddi, avrebbero più possibilità di ospitare acqua nell’atmosfera o addirittura in superficie.

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