Un gruppo di scienziati del Massachusetts Institute of Technology ha dichiarato di aver identificato i modelli neurali utilizzati dai diamanti mandarini, piccoli uccelli canori endemici dell’Australia centrale, per imparare i canti di generazione in generazione.
Gli scienziati avrebbero dunque analizzato quello che può essere considerato a tutti gli effetti un vero e proprio processo di apprendimento di genitore in figlio.
Le sequenze dell’attività cerebrale che codificano il primo canto di un uccello vengono poi duplicati e leggermente modificati permettendo agli stessi uccelli di produrre diverse varianti del canto appreso in gioventù, principalmente dal genitore.

Il vantaggio, in un processo del genere, è che non c’è bisogno di imparare sillaba per sillaba né di imparare cominciando da zero. È possibile infatti riutilizzare il “materiale” appreso durante l’infanzia modificandolo un po’.
È ciò che ha spiegato l’autore principale della ricerca, Tatsuo Okubo, un ex studente del Mit. Lo studio è stato pubblicato su Nature.
Gli scienziati sospettano che questa duplicazione neurale delle sequenze apprese durante l’infanzia costituisca anche una modalità per altre tipologie di apprendimento, in primis per quello motorio.

In genere la durata di un canto è di circa un secondo ed esso è costituito da più sillabe. Studi precedenti, avevano già dimostrato che, durante un canto, singoli neuroni di una parte della corteccia cerebrale, nota come HVC, mostrano una intensa ma breve raffica di attività. Il nuovo studio ha analizzato come questo modello neurale si sviluppa nei diamanti mandarini appena nati e ci sono riusciti registrando l’attività elettrica di questi neuroni per un periodo di circa tre mesi, a seguito della nascita.

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