Un nuovo studio che ha utilizzato i dati raccolti dalla sonda Cassini, missione congiunta della NASA e dell’Agenzia Spaziale Europea, suggerirebbe che la superficie di Titano, luna di Saturno, potrebbe essere piena di mari e laghi fatti di idrocarburi liquidi.
Le formazioni liquide, già osservate dalla sonda Cassini, rappresentano un unicum tra i pianeti e satelliti naturali del sistema solare.
A dominare sulla luna di Saturno sarebbero il metano e l’etano liquidi a causa delle bassissime temperature che scendono, molto spesso, a -180 °C. Ad una temperatura del genere l’acqua non potrebbe esistere in forma liquida e quindi l’unica cosa che può formare i fiumi e i laghi su Titano sono i gas in forma liquida.
In particolare, la sonda Cassini ha individuato due depressioni di metano ed etano liquidi vicino ai due poli. È stato calcolato che ci possano essere mari di centinaia di kilometri di diametro e profondi diverse centinaia di metri.
Ad alimentare questi immensi specchi di materiale liquido sarebbero fiumi o canali e numerosi piccoli e profondi laghi. Si pensa che i laghi siano riempiti da piogge di gas liquidi e dagli stessi gas liquidi che emergono dal sottosuolo.
Per quanto riguarda la formazione e l’origine delle depressioni che ospitano i laghi, gli scienziati hanno dedotto che essi si siano formati come le cosiddette morfologie carsiche della Terra, ossia paesaggi originatisi da erosione di rocce solubili come il calcare e il gesso nelle acque sotterranee.
Gli scienziati hanno inoltre calcolato il tempo che ci sarebbe voluto per la formazione delle depressioni ai poli della luna di Saturno, ossia circa 50 milioni di anni per creare circa 100 metri di depressione.
“Abbiamo scoperto che il processo di dissoluzione avviene su Titano circa 30 volte più lentamente che sulla Terra a causa della maggiore lunghezza dell’anno di titano e del fatto che piove solo durante l’estate. Tuttavia, riteniamo che la dissoluzione è una delle principali cause dell’evoluzione del paesaggio di Titano e potrebbe essere all’origine dei suoi laghi”, ha riferito Thomas Cornet, scienziato dell’Agenzia Spaziale Europea.
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