Nel corso della conferenza dedicata alla ricerca della vita extraterrestre, denominata The Search for Life Beyond the Solar System e tenutasi a Tucson, in Arizona dal 16 al 21 marzo 2014, lo scienziato John Baross, ricercatore presso l’Università di Washington, ha evidenziato alcuni importanti concetti riguardanti il campo della ricerca di vita aliena, intelligente o non.

Baross ha riferito che se non comprendiamo per bene le forme di vita estreme della terra, difficilmente faremo passi avanti in tale campo. A tal proposito, gli estremofili potrebbero essere un buon punto di partenza per comprendere come si potrebbe evolvere la vita in ambienti molto diversi da quelli terrestri. Uno dei settori che potrebbero essere più di aiuto è lo studio di microbi endemici di ambienti a basso contenuto di carbonio e in generale di energia, come ad esempio le profondità marine.

Durante la conferenza si è tuttavia evidenziato che la ricerca di vita complessa e intelligente potrebbe essere molto più complicata. Secondo il biochimico Steven Benner dell’Istituto Westheimer per la Scienza e la Tecnologia della Florida sarebbe più facile per un organismo evolversi in un ambiente asciutto piuttosto che nell’acqua ma allo stesso tempo l’organismo avrebbe bisogno dell’acqua come sostentamento per la sua sopravvivenza.
Altro campo che potrebbe dare la spinta necessaria verso la direzione giusta nella ricerca di forme di vita aliena, è quello della creazione di forme di vita sintetiche. Ad esempio, nel contesto del concorso International Genetically Engineered Machine, campioni di DNA vengono utilizzati per costruire sistemi artificiali più resistenti alle radiazioni. Con l’evolversi della ricerca dei pianeti extrasolari, si giungerà prima o poi alla scoperta di pianeti simili alla Terra o comunque adatti allo sviluppo della vita e alla possibilità di estrapolare i dati biochimici necessari per una risposta più definitiva.

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