Recentemente le tecnologie per la scoperta dei pianeti extrasolari stanno avanzando sempre di più. Fino ad ora sono stati scoperti quasi 1800 pianeti extrasolari (esopianeti) e diversi di questi si trovano nella cosiddetta zona abitabile, una zona che ha una certa distanza dalla stella intorno alla quale orbita il pianeta tale da permettere la vita (in pratica il pianeta dovrebbe risultare né troppo freddo, né troppo caldo tale da consentire la formazione di acqua allo stato liquido, essenziale per la vita come la conosciamo).

Con l’avanzare della caccia agli esopianeti si è diffusa l’idea che l’ossigeno, essenziale per le forme di vita di tipo terrestre, potrebbe essere presente solo su quei pianeti presenti all’interno di questa zona abitabile. In realtà, come lascia intendere l’ultima ricerca di Robin Wordsworth presso l’Università di Chicago, anche pianeti del tutto morti, senza alcuna forma di vita, neanche basilare, potrebbero contenere rilevanti quantità di ossigeno nelle loro atmosfere a patto che su questi pianeti sia presente acqua, anche allo stato gassoso. Le molecole di vapore acqueo infatti potrebbero interagire chimicamente con la luce ultravioletta della stella che le dividerebbe liberando idrogeno leggero, che salirebbe disperdendosi nel vuoto dello spazio, e ossigeno che resterebbe nell’atmosfera.
Il fenomeno potrebbe essere presente anche su pianeti di tipo roccioso a patto che siano poveri di azoto o argon, ossia due gas che trattengono il vapore acqueo rendendo difficile la formazione di ossigeno.

Wordsworth ha tuttavia dichiarato che la sola presenza di ossigeno in un pianeta con un’atmosfera non è sufficiente per rilevare la vita. Per l’eventuale ricerca della prova della vita dovremmo avere più disponibilità di dati riguardo la percentuale di ossigeno e di azoto nell’aria oltre ad altre varie caratteristiche, come la presenza dell’acqua. Un’eventuale presenza contemporanea di tutte queste caratteristiche, tuttavia, non potrebbe da sola essere una prova certa della presenza di vita ma potrebbero comunque rendere l’idea molto più robusta.

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