La fondazione Explore Mars ha intenzione di perforare il suolo marziano alla ricerca di vita extraterrestre con la missione Exolance.
Crediti immagine: exploremars.org

Un’associazione no profit, la ExploreMars, con sede a Beverly, Massachusetts, ha progettato una missione da svolgersi su Marte che prevede l’utilizzo di razzi perforatori che, una volta arrivati sul pianeta rosso, riuscirebbero a penetrare in profondità, nel sottosuolo, per molti metri.

Secondo il direttore esecutivo dell’associazione, Chris Carberry, poter un giorno sondare il sottosuolo di Marte potrebbe risultare fondamentale per la scoperta di eventuali forme di vita, anche passate. Nonostante gli uomini abbiano spedito su Marte diversi rover, tutti questi robot non sarebbero in grado di scavare nel sottosuolo marziano per più di qualche centimetro.
Diverse missioni che prevedono una ispezione più approfondita del sottosuolo marziano sono già in progetto alla NASA ma, secondo Carberry, gli strumenti che dovrebbero essere utilizzati in futuro non sarebbero capaci di entrare davvero in profondità, l’unica zona nella quale forme di vita marziane potrebbero attualmente sopravvivere a causa delle forti radiazioni con le quali il pianeta è bombardato.

Ad esempio, la NASA ha messo in preventivo una missione, denominata per il momento InSight, che prevede l’utilizzo di un lander e di varie strumentazioni capaci di scavare nel terreno per oltre 5 metri. Tuttavia, l’obiettivo primario di questa missione non sarebbe la ricerca della vita.
Un’altra missione, questa volta dell’agenzia spaziale europea, denominata ExoMars, dovrebbe spedire sul pianeta rosso, entro il 2018, un rover capace di scavare il terreno per 2 metri alla ricerca di forme di vita microscopiche. Tuttavia quest’ultimo rover avrebbe un campo di azione molto limitato e potrebbe sondare solo una piccolissima porzione di terreno.

L’associazione Explore Mars si è messa quindi in gioco ed ha cercato fondi per finanziare questo che sembra essere un oneroso progetto, per il momento denominato Exolance. La missione prevede l’utilizzo di piccoli missili che sarebbero in grado di penetrare nel sottosuolo marziano e di comunicare con un dispositivo in superficie, che il missile stesso avrebbe lasciato prima di cominciare l’atto della penetrazione.
Le sonde sotterranee, penetrate per diversi metri, comuni creerebbero con lo strumento in superficie il quale spedirebbe poi i dati ad un orbiter. Per il processo di penetrazione, le strumentazioni si avverrebbero delle tecnologie utilizzate in passato per stanare i distruggere i bunker sotterranei.

I primi test dovrebbe avvenire nel deserto del Mojave nel 2014. Se i test andranno come si spera, la fondazione cercherà l’appoggio della NASA che dovrebbe fornire i fondi necessari.
La missione finale dovrebbe vantare l’utilizzo di molti missili contemporaneamente affinchè le possibilità di successo possano aumentare.
Si prevede che l’approccio con missili perforatori dovrebbe essere più conveniente se confrontato con l’utilizzo di lander dotati di sonde, che comporterebbero costi molto maggiori in quanto dovrebbero affrontare, tra l’altro, un complicato processo di atterraggio.

La NASA aveva già tentato in passato una missione simile, denominata Deep Space 2. Le piccole sonde, penetrate in profondità, non riuscirono però a comunicare con gli strumenti in superficie e la missione fu un fallimento.

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