L’interfaccia per chattare con il bot Eugene Goostman.

Eugene Goostman è un chatterbot salito alla ribalta nelle ultime ore dopo aver superato il test di Turing convincendo con successo il 33% dei suoi giudici umani.

Il test di Turing è una prova alla quale le intelligenze artificiali, o tutti i software che intendono definirsi tali, possono sottoporsi per verificare il proprio livello di complessità e se questo può essere paragonato o meno a quello dei pensieri o degli atteggiamenti umani. Il test, in pratica, valuta il livello di intelligenza di un software e la sua “umanità”. Per eseguire il test, c’è bisogno di una serie di giudici umani che devono colloquiare attraverso una chat sullo schermo di un computer alternativamente con software e con esseri umani senza sapere chi si trovi all’altro capo del terminale. Se i giudici non riescono a capire, entro una certa percentuale, se stanno chattando con un essere umano o con un software, il test può considerarsi superato da parte dell’intelligenza artificiale. Il test, creato da Alan Turing, prevede che l’intelligenza artificiale debba convincere il 30% di giudici.

Il 7 giugno 2014, in una gara tra intelligenze artificiali tenutasi in onore del 60° anniversario della morte di Turing, il bot Eugene Goostman sarebbe diventato il primo esempio di intelligenza artificiale ad essere riuscita a superare il test di Turing, convincendo il 33% dei giudici di essere un ragazzo ucraino di 13 anni.
La gara si è tenuta presso il Bletchley Park, Milton Keynes, Regno Unito e i test hanno coinvolto oltre 150 conversazioni separate tra 30 giudici, 25 esseri umani nascosti e cinque software che dovevano convincere i giudici di essere persone in carne ed ossa.

Si tratta della più grande prova riguardante il test di Turing mai condotta secondo Huma Shah, ricercatore presso l’Università di Reading, nel Regno Unito, ed uno degli organizzatori del contest.
L’intelligenza artificiale Eugene Goostman appariva come un ragazzo di 13 anni di Odessa, Ucraina, con un porcellino d’India come animale domestico e un padre ginecologo. “Tredici anni non è nè troppo vecchio per sapere tutto e nè troppo giovane per non sapere nulla”, ha dichiarato Veselov, uno dei creatori del bot, “Abbiamo speso un sacco di tempo per sviluppare un personaggio con una personalità credibile.”

Ovviamente non è stata raggiunta la cosiddetta singolarità tecnologica, che dovrebbe, a detta di molti futurologi, rivoluzionare il mondo in un dato momento nei prossimi decenni: non si parla di intelligenze artificiali talmente evolute da poter conquistare il mondo ma solo di programmi creati ad hoc per essere utilizzati in una chat e confondere, dietro parametri precostituiti e diversi database di risposte possibili, i giudici che devono valutare se stanno avendo a che fare con una persona o con un software. Il software si limita a carpire l’umanità degli atteggiamenti umani fornendo risposte atte a confondere il più possibile il giudice-interlocutore.

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