In un articolo apparso su The Conversation si prende in esame l’idea che anche le cosiddette esolune, satelliti naturali orbitanti intorno pianeti extrasolari, potrebbero risultare abitabili o comunque adatte ad ospitare forme di vita.
Anche se attualmente non è stata confermata ancora nessuna scoperta di lune extrasolari (vi sono alcuni indizi di una probabile esoluna, orbitante intorno ad un gigante gassoso, la cui esistenza sarebbe stata avvertita tramite un fenomeno di microlensing gravitazionale), si pensa che i satelliti naturali non siano eccezioni alla regola e che possono essere numerosi anche al di là del nostro sistema solare.

In effetti l’idea di applicare il concetto di abitabilità anche alle lune extrasolari potrebbe essere un’idea non troppo peregrina dato che già solo nel nostro sistema solare vi sono alcune lune che potrebbero idealmente ospitare la vita, come Europa, Titano o Encelado.
Le lune che potrebbero ospitare la vita nel nostro sistema solare si trovano intorno ai giganti gassosi, ossia quei pianeti fatti principalmente di gas e quindi del tutto ostili alla vita. Il calore necessario per lo sviluppo della vita su queste esolune sarebbe prodotto dal cosiddetto effetto mareale che renderebbe l’interno dei satelliti naturali orbitanti intorno ai giganti gassosi così caldo da rendere possibile la vita sulla superficie o nei pressi di essa (in oceani sotterranei per esempio).

Ad esempio, si sospetta che Europa, satellite di Giove, disponga di un mare sotterraneo, localizzato sotto una spessa crosta ghiacciata, che potrebbe avere la temperatura necessaria per lo sviluppo della vita così com’è avvenuto sulla terrà miliardi di anni fa. Anche Encelado, in ordine di grandezza la sesta luna di Saturno, dispone quasi sicuramente di un oceano d’acqua sotterranea sotto il suo mantello di idrocarburi ghiacciati.
Il calore deriva sempre dalle sollecitazioni gravitazionali dell’enorme pianeta intorno al quale orbitano. Questa sollecitazione fornisce un calore costante grazie alla deformazione (cicli di allungamento ed accorciamento) alla quale il satellite naturale va incontro periodicamente.
Ulteriori ricerche avrebbero dimostrato che anche la luce che l’enorme pianeta riflette sul suo satellite naturale potrebbe essere fonte di ulteriore calore oltre che di luce.

Attualmente la ricerca di esolune è ai suoi primi vagiti. Identificarle risulta così difficile in quanto il metodo dei transiti planetari, utilizzato per scoprire pianeti extrasolari, non è molto congeniale nei casi delle esolune. Scoprire segni di corpi scuri, quali sono le esolune, che orbitano intorno ad altri corpi scuri, come gli esopianeti, risulta essere chiaramente di una difficoltà immensa.
Metodologie di misurazione efficaci, applicabili a variazioni così minime, devono ancora essere sviluppate.

In ogni caso, sembra essere solo questione di tempo prima che una valanga di annunci di scoperte di satelliti naturali extrasolari riempia le cronache spaziali così come attualmente avviene per gli esopianeti. Un giorno, forse, il concetto di abitabilità potrebbe essere applicato alle lune extrasolari in misura ancora maggiore di quanto avvenga oggi con gli stessi esopianeti.

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