Una donna sudanese incinta, la ventisettenne Mariam Yahia Ibrahim Ishag, figlia di un musulmano, è stata condannata a morte per aver sposato un cristiano.
La condanna è avvenuta domenica scorsa ma le sono stati dati quattro giorni di tempo affinché potesse cambiare idea e convertirsi.
Dopo il suo rifiuto, giovedì è arrivata la condanna definitiva. La condanna verrà eseguita subito dopo che la donna avrà partorito.
La donna è stata giudicata colpevole di apostasia, ossia l’abbandono consapevole della propria religione. È stata inoltre accusata di adulterio in quanto la legge islamica vieta alle donne musulmane di sposarsi con riti celebrati al di fuori della loro religione. Quest’ultima particolarità ha di fatto annullato il suo matrimonio.
Il caso ha già riscosso la pensione dei media mondiali ed alcune associazioni dei diritti umani hanno esortato le autorità del Sudan affinché liberino la donna e le lascino scegliere liberamente quale religione seguire. Una flebile protesta, portata avanti da 50 persone, è stata organizzata fuori al tribunale il giorno della condanna definitiva.
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