I coleotteri bombardieri sono una tipologia di insetti carabidi del tutto particolare per quanto riguarda il sistema di difesa che adottano contro eventuali predatori. Questi piccoli insetti a forma di scarafaggio, quando disturbati o attaccati da eventuali predatori, spruzzano dal retro del proprio corpo una sostanza chimica prodotta dalla reazione tra l’idrochinone e il perossido di idrogeno, sostanze entrambe contenute in specifiche sacche all’interno del loro corpo.
Il mistero che si cela dietro questa caratteristica inusuale è il fatto che lo spruzzo è davvero molto potente considerando le dimensioni del corpo dell’insetto. Se si osserva il getto al rallentatore, si può capire quanto sia potente e la cosa fa sorgere dubbi riguardo la resistenza che il corpo dell’insetto deve vantare per poter sopravvivere ogni volta all’improvviso spruzzo di sostanze nocive come questo.

I risultati di una nuova ricerca, pubblicati questa settimana sulla rivista Science, hanno tentato di chiarire il meccanismo dietro questo strambo sistema di difesa. Secondo Eric Arndt del MIT, il meccanismo di difesa di questi coleotteri risulterebbe molto efficace e renderebbe questi insetti invulnerabili alla maggior parte dei vertebrati e degli invertebrati ad eccezione di pochissimi predatori specializzatisi a livello evolutivo proprio per la caccia questi coleotteri. Questi ultimi si servono di contromisure apposite sviluppate nel corso dei millenni per attutire il danno degli spruzzi nocivi.
Il benzochinone che viene cacciato sotto forma di spruzzo dai coleotteri bombardieri è in realtà un elemento di difesa molto comune fra gli insetti. Tuttavia i bombardieri sono gli unici che lo emettono improvvisamente facendolo uscire fuori dal corpo come se fosse il proiettile della pistola.

I bombardieri ci riescono sintetizzando la sostanza chimica nel momento stesso dell’uso in una sorta di camera situata nella parte posteriore del corpo. La combinazione di materiali per arrivare alla formazione di questa speciale sostanza, essendo irritante, emette moltissimo calore che porta il liquido quasi sul punto di ebollizione. Proprio il processo di ebollizione è la molla che fa scattare il liquido al di fuori del corpo con un getto improvviso.
Per decenni questo processo non era stato compreso e solo osservazioni accurate tramite immagini catturate con il metodo del sincrotrone a raggi X hanno reso possibile comprendere il processo all’interno stesso del corpo del coleottero, rilevando le dinamiche del vapore all’interno dell’addome e le varie strutture che portano il liquido nocivo all’ebollizione.

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