Nonostante la Cina negli ultimi anni abbia accumulato qualche ritardo nel campo di ricerca di veicoli senza conducente, molti esperti sono convinti che il paese diventerà, nei prossimi anni, uno dei mercati chiave nel campo dei veicoli senza conducente. Il sopravanzamento della Cina rispetto ad altri paesi avverrebbe grazie ad un contesto normativo, naturalmente imposto dal governo, molto più favorevole per lo sviluppo (meno test, meno regole, maggiore diffusione dei veicoli).
Tuttavia il percorso è ancora disseminato di vari ostacoli. Mentre Google negli ultimi sei anni ha continuato a lavorare sui suoi veicoli senza conducente, molte altre grandi case automobilistiche hanno cominciato a fare i loro primi passi nel campo, prima timidamente e poi in maniera sempre più coinvolta.
La scorsa settimana, nel contesto del Beijing Auto Show, due vetture della Changan hanno percorso, guidandosi da sole, un viaggio di circa 2000 km da Chongqing, nel sud-ovest, fino alla capitale.

Molti altri giganti tecnologici cinesi, in particolare quelli di Internet (si pensi a Baidu), si stanno avventurando in tecnologie autonome veicolari. Negli ultimi giorni è stata presentata dalla Leeco una macchina elettrica che può parcheggiare da sola e che può essere richiamata dal proprietaria tramite lo smartphone.
Secondo il Boston Consulting Group (BCG), la vendita di auto senza conducente raggiungerà i 12 milioni di unità entro il 2035 e più di un quarto di queste verranno vendute in Cina.

Tra l’altro, le automobili senza conducente potrebbero dare la spinta necessaria per risolvere il problema del traffico che crea notevoli disagi con i regolari ingorghi cronici che mettono in affanno varie metropoli della Cina ogni giorno.
Inoltre la preoccupazione per quanto riguarda le auto senza conducente è molto più bassa in Cina rispetto agli altri paesi secondo vari sondaggi eseguiti nel 2015. Secondo uno dei sondaggi, il 96% dei cinesi prenderebbe in considerazione l’utilizzo di un veicolo autonomo per i propri spostamenti quotidiani rispetto al 58% degli americani dei tedeschi.

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