Rappresentazione artistica di Plutone (a sinistra) e Caronte (a destra) visti dalla superficie di un’altra delle lune del pianeta.
Crediti immagine: NASA, ESA and G. Bacon (STScI)

Plutone è stato per decenni il pianeta più lontano, misterioso e freddo tra quelli conosciuti del sistema solare. Secondo nuovi modelli, uno dei suoi satelliti naturali, Caronte, potrebbe aver ospitato un oceano di acqua liquida sotto la superficie ghiacciata.

New Horizons e i confronti con i modelli

La notevole lontananza e le piccole dimensioni di Plutone hanno preso sempre difficile un’osservazione diretta dalla Terra. Verificare un’eventuale presenza passata di acqua liquida sotto la superficie di uno dei suoi satelliti naturali risulterebbe dunque alquanto arduo dalla Terra. Proprio per questo, la NASA ha lanciato nel 2006 la sonda spaziale New Horizons che dovrebbe raggiungere l’orbita di Plutone l’anno prossimo. Tramite gli strumenti di New Horizons, sarà possibile osservare non solo Plutone ma anche Caronte e probabilmente si potrà sapere se sotto la superficie ghiacciata di Caronte possa esserci stata dell’acqua liquida.

Con una temperatura superficiale media di 229 °C sotto zero, sembrerebbe a prima vista alquanto improbabile che Plutone possa aver avuto un satellite naturale con presenza di acqua liquida. Ma è stato dimostrato che gli effetti mareali causati dalla forza di gravità dei pianeti possono fare dei veri miracoli e scaldare le lune fino al punto da ricreare un ambiente adatto per la presenza di acqua liquida.
Ma come sarà possibile verificarne la presenza se si prevede che essa sia stata nascosta sotto la superficie? Secondo i ricercatori del Goddard Space Flight Center della NASA basterà studiare le tipologie di fratture superficiali di Caronte e, a seconda dello spessore del ghiaccio e della deformazione della superficie del satellite, sarà possibile individuare tracce di oceani di acqua liquida sotto la crosta. Confrontando le osservazioni con i modelli, si individuerà quale di questi ultimi si adatterà meglio e si potrà molto probabilmente scoprire se Caronte abbia avuto un oceano sotterraneo.

Calore creato dagli effetti mareali

Il calore provocato dagli effetti gravitazionali dei pianeti sui loro satelliti naturali rappresenta un fenomeno ormai noto ed è ben visibile sui satelliti di Giove e Saturno. Secondo alcuni modelli, acqua liquida potrebbe essere presente, proprio per questi effetti di tipo mareale, sotto la superficie dei satelliti Europa (NASA pubblica Request for Information per eventuale missione su Europa), Ganimede (Ganimede, luna di Giove, potrebbe avere più strati di oceano e di ghiaccio) ed Encelado (Mare sotterraneo di Encelado, satellite di Saturno, potrebbe ospitare la vita).
La grande forza gravitazionale dei due pianeti provoca infatti orbite eccentriche, ossia leggermente ovali, e uno stress superficiale dei satelliti. L’energia sprigionata da questi movimenti continui si trasforma poi in calore.
Si pensa che l’innalzamento delle temperature possa mantenere al caldo l’interno dei corpi rocciosi permettendo a questi ultimi di poter ospitare un oceano di acqua liquida sotto la superficie.

Eventuale presenza passata di acqua liquida su Caronte

Per quanto riguarda Caronte, si pensa che esso si sia formato dal materiale espulso dopo un gigantesco impatto di un corpo più grande con Plutone. Tale materiale avrebbe dato i natali a Caronte e ad altre lune più piccole. L’attrito gravitazionale tra Plutone e Caronte avrebbe causato un’attrazione mareale che, oltre a causare un rallentamento della rotazione di Plutone, avrebbe determinato anche una fase di elevata eccentricità dell’orbita di Caronte. Durante questa fase il calore accumulato avrebbe dunque permesso la presenza di acqua liquida sotto la superficie.
Tramite lo studio delle fratture superficiali sarà dunque possibile determinare la presenza eventuale di acqua sotto la crosta del satellite naturale. Sempre secondo i modelli, si crede che l’orbita attuale di Caronte, molto più circolare rispetto al suo violento passato, non riesca più a generare gemelli significativi di energia dai fenomeni mareali che possano mantenere eventuali strati di acqua allo stato liquido. Qualora vi fosse stato, in un lontano passato, un oceano sotto la superficie del satellite, questo dovrebbe essere oggi del tutto congelato.

Vita extraterrestre su Caronte?

Nonostante lo stato odierno, e speculando sulla eventuale presenza di acqua liquida, forse in passato Caronte avrebbe potuto ospitare forme di vita elementari sotto la sua superficie. Eventuali presenze, anche passate, su Caronte di ulteriori elementi, come il carbonio, l’azoto e il fosforo, non farebbero altro che aumentare le possibilità che su questo affascinante satellite naturale ai limiti del sistema solare possa esserci stata vita extraterrestre.

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