Circa 252 milioni di anni fa sulla Terra avvenne, nel giro di soli 60.000 anni, una estinzione di massa catastrofica: oltre il 96% della vita negli oceani e circa il 70% di quella sulla superficie terrestre vennero cancellate in un evento conosciuto come l’estinzione di massa del Permiano-Triassico. Cosa abbia provocato ciò è oggetto di dibattito tra gli scienziati da molti decenni.
Una delle teorie più in voga vede come causa di tutto le cosiddette “trappole siberiane“. Questo nomignolo sta ad indicare una regione della Siberia che visse massicci eventi eruttivi di natura vulcanica di portata globale proprio in quell’epoca. Durante questo periodo il livello di diossido di carbonio nell’atmosfera toccò punte altissime e le eruzioni fecero fuoriuscire tanta lava da ricoprire l’intera superficie degli attuali Stati Uniti. Il conseguente aumento dell’anidride carbonica avrebbe quindi provocato la morte della maggior parte delle forme di vita allora esistenti.
Un recente studio ha leggermente corretto il tiro ed ha ha addebitato quella paurosa estinzione di massa all’enorme aumento di batteri produttori di metano, in particolare di un genere denominato Methanosarcina (nella foto). Questi batteri avrebbero prodotto metano poi convertito da altri microbi in anidride carbonica liberatasi infine nell’atmosfera. Tramite un’analisi dei geni di questi batteri e di diversi sedimenti geologici, si è arrivati alla conclusione che la mutazione genetica che avrebbe potuto consentire loro la produzione di metano sarebbe avvenuta circa 250 milioni di anni fa, proprio durante l’estinzione di massa. Il nichel necessario per le funzioni metaboliche atte a produrre metano sarebbe stato prodotto proprio dalle eruzioni vulcaniche.
L’aumento di anidride carbonica prodotta da questi batteri, oltre ad avvelenare l’aria con biossido di carbonio, alzò i livelli di acidità degli oceani causando il discioglimento della CO2 in acido carbonico nel mare portando la morte anche alle creature marine.

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