Aragosta preistorica di 2 metri popolava i mari 480 milioni di anni fa
Categoria: Scienze e tecnologia
È già considerato come uno dei più grandi artropodi mai vissuti potendo vantare una lunghezza che poteva superare facilmente i 2 metri. Si tratta di una sorta di aragosta preistorica, vissuta circa 480 milioni di anni fa, denominata Aegirocassis benmoulae, in onore dello scopritore del fossile, Mohamed Ben Moula, che lo fece riaffiorare alla superficie dopo averlo trovato nel sud-est della Marocco nel 2011. La ricerca è stata realizzata da Peter Van Roy, ricercatore associato presso Yale, Derek Briggs, paleontologo della Yale, e Allison Daley dell’Università di Oxford.
L’incredibile deduzione è stata fatta quando si è scoperto, analizzando in maniera più approfondita il fossile, che quest’ultimo mostrava non una, ma due serie di alette (una superiore e una inferiore per ogni lato) per nuotare nell’acqua, il che rappresenta una tappa nell’evoluzione di una delle principali caratteristiche degli artropodi moderni, come ad esempio i gamberi, che oggi possono contare sulla presenza di sole due serie di zampe, una per ogni lato del corpo.
Si stima che gli artropodi rappresentino una delle famiglie animali più ricche di specie e più diversificate a livello morfologico della Terra. Gli artropodi, infatti, si sono adattati nel corso dell’evoluzione ad ogni tipo di ambiente, dall’acqua, alla terraferma, all’aria, potendo contare su un duro esoscheletro e su corpi e arti composti da più segmenti.
Le grosse dimensioni dell’animale suggeriscono che gli oceani di allora potevano contare su una amplissima presenza di plancton che rappresentava l’alimentazione base della specie di cui è stato ritrovato il fossile. Ciò è stato compreso grazie alla presenza di alcune appendici sulla testa modificatesi in una sorta di apparato filtrante in grado di raccogliere le piccole forme di plancton.
L’artropodo fa parte della famiglia estinta degli Anomalocarididae, sopravvissuti durante il cambriano fino al devoniano e considerati una sorta di antenati degli artropodi moderni, tra cui aragoste e scorpioni.
La scoperta di questo fossile e la sua analisi approfondita si sono rivelate importanti perché hanno dimostrato che la famiglia degli Anomalocarididae rappresenta la prima fase della successiva fusione dei rami superiori ed inferiori della doppia serie di arti una volta presente negli artropodi. Una di queste due serie, nel corso dell’evoluzione, è stata sempre più trascurata fino a che non è rimasta solo una.
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