Una donna cinese di 37 anni della provincia di Fujian alleva regolarmente quantità enormi (stimate in oltre 100.000 unità) di scarafaggi nella camera di una casa e li tratta come fossero suoi figli. La donna vende poi gli scarafaggi ad una società farmaceutica locale che li utilizza per la composizione di alcuni farmaci.
Dopo averli essiccati, infatti, la donna si reca in una fabbrica nella provincia di Anhui e li cede ad una società del luogo dietro corrispettivo in denaro. Nel corso di un’intervista la donna ha dichiarato che, nel periodo dedicato all’allevamento, considera gli scarafaggi come “suoi figli“.

La donna non vive comunque nella stessa casa dove alleva gli insetti ma vi ci si reca ogni giorno per controllare le colonie e per farsi che gli scarafaggi crescano bene e vengono alimentati nel migliore dei modi. All’interno dell’abitazione vi sono particolari reti all’interno di una camera isolata tramite l’otturazione di tutte le fessure e di tutti i buchi. Questi vengono sigillati in ogni punto per far sì che le blatte non scappino.
La camera dispone anche di una stufa a gas affinché gli insetti restino al caldo. La varietà allevata dalla donna è il cosiddetto palmetto, uno scarafaggio alato comune nel Nordamerica. Hanno una preferenza per i dolci e per la fecola. Secondo alcuni ricercatori locali, i farmaci derivanti dall’insetto favorirebbero le funzioni del fegato.

Per quanto riguarda l’alimentazione, la donna appone il cibo, in particolare mele e crusca di riso, sugli scaffali presenti nella camera ad ogni estremità. Gli scarafaggi volanti sciamano in festa e si cibano voracemente. La donna riesce a mantenere gli adulti separati dalle ninfe. Gli insetti sarebbero più attivi durante la notte quando si accoppiano o vanno a caccia del cibo. Dopo l’accoppiamento, che dura due o tre ore, le femmine depongono le uova. Ogni femmina può dare vita a decine di scarafaggi alla volta.
Ogni due mesi la donna mette insieme un certo quantitativo di insetti adulti, stimabile in circa 100.000 unità, e si reca alla fabbrica locale non prima di averli annegati in vasche d’acqua, asciugati sotto il sole e imbustati in particolari sacchetti di plastica.

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